La Coca-Cola in Italia vale 22mila posti di lavoro

Gli italiani hanno continuato a bere Coca-Cola anche durante il lockdown e la pandemia, nonostante non potessero più ordinarla al bar e al ristorante. Anche durante questo difficile periodo, la multinazionale americana, con 7 sedi di cui 6 stabilimenti produttivi sul territorio italiano, si conferma la prima realtà nel settore delle bibite e bevande con un valore di 870milioni di euro, vale a dire lo 0,05% del Pil nazionale, e continua a mantenere il suo ruolo chiave anche a livello occupazionale, con la creazione di 22mila posti di lavoro diretti e indiretti. Sono dati che emergono dallo studio realizzato da SDA Bocconi School of Management che ha analizzato l’impatto socio-economico di Coca-Cola Italia, Coca-Cola HBC Italia e Sibeg(imbottigliatrice siciliana). Le tre società che fanno parte del sistema Coca-Cola nel Paese, che da sempre si contraddistinguono per il profondo legame con i territori di appartenenza e la volontà di esserne parte attiva.

L’impatto della pandemia

La pandemia ha avuto un forte impatto economico su ogni anello della filiera legata al settore, con una contrazione delle risorse di Coca-Cola destinate alle imprese (122,4 milioni di euro) e allo Stato (circa 37,5 milioni di euro) oltre ad una perdita di 6.100 lavoratori indiretti, esterni e temporanei. Nonostante questo, Coca-Cola ha distribuito 2,8 milioni di euro di risorse aggiuntive alle famiglie ed è restata accanto a bar e ristoranti in Italia reinvestendo oltre 2,5 milioni di euro nel canale Horeca, attraverso politiche commerciali, fiscali e attività di comunicazione dedicate. L’indagine di SDA Bocconi evidenzia inoltre gli investimenti nella costruzione sui territori di relazioni e iniziative di lungo termine. Nel biennio 2019-2020 Coca-Cola ha supportato circa 60 progetti in Italia dedicati all’inclusione, alla sostenibilità e all’educazione per un totale di 4,4 milioni di euro. Tra questi rientra anche la donazione di oltre 1,4 milioni di euro a Croce Rossa Italiana in prima linea nella gestione dell’emergenza e di più di 3,2 milioni di prodotti al personale sanitario.

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Nella Gdo vendite stabili e agenti sempre al lavoro durante il Covid

“Negli ultimi mesi abbiamo sentito la crisi soprattutto a causa della chiusura dei bar e dei ristoranti e del calo del turismo, ma nella Gdo abbiamo mantenuto le vendite stabili. La nostra forza vendita, interamente assunta ha continuato a lavorare senza sosta. E noi come Coca Cola abbiamo aiutato tutto il settore ho.re.ca. ad organizzarsi per le consegne a domicilio investendo 2,5milioni di euro” spiega Giangiacomo Pierini, public affairs & communication director di Coca-Cola HBC Italia. Nonostante l’azienda dichiari di essere ancora lontana dai livelli prepandemia, continuano i programmi di formazione e le iniziative pensate per i giovani. 33mila gli studenti che nell’ultimo anno è riuscita a incontrare tramite didattica a distanza per far conoscere la realtà aziendale e le professioni principali.

Per la sostenibilità investiti 100 milioni in dieci anni

Anche per la multinazionale tra le chiavi di sviluppo e di crescita non manca naturalmente la sostenibilità dove in dieci anni sono stati investiti oltre 100 milioni di euro. “In questi anni la novità più importante che abbiamo proposto al mercato sono le bottiglie realizzate in 100% PET riciclato (rPET) per un totale di 150 milioni di confezioni. Siamo sempre alla ricerca di nuovi materiali per la realizzazione di nuovi packaging che devono essere sempre più riciclabili. Innanzitutto abbiamo tolto l’involucro di plastica dal pacco delle lattine che ora viene avvolto con il cartone” racconta Cristina Camilli, public affairs & communication director Coca-Cola per l’Italia e l’Albania. A proposito dei prodotti “a testimonianza del forte legame con il territorio, per esempio la nostra Fanta viene prodotta con il 100% di arance italiane, ce n’è inoltre una all’arancia rossa di Sicilia e una al limone di Siracusa” precisa la Camilli che aggiunge che “ per quanto riguarda l’innovazione della filiera, dal 2014 è stato lanciato un progetto di mappatura dell’acqua disponibile per l’agrumicultura e la Coca-Cola Foundation mette a disposizione l’1% delle sue revenues per i paesi in via di sviluppo e con problemi di siccità”. “In Sicilia inoltre si riconferma l’impegno del Sistema Coca-Cola, grazie anche al supporto non condizionato di The Cola-Cola Foundation con numerosi progetti a sostegno della filiera agrumicola, promossi dal Distretto Agrumi di Sicilia, con l’Università di Catania e l’Alta Scuola Arces” aggiunge Luca Busi, Amministratore Delegato di Sibeg Dallo studio della SDA Bocconi, emerge infine che, se la presenza di Coca-Cola venisse meno, oltre ad azzerare l’impatto economico su scala nazionale, ci sarebbero importanti conseguenze a livello occupazionale, soprattutto in quelle Regioni dove sono presenti uffici e stabilimenti delle tre società: la crescita del numero di disoccupati registrerebbe infatti +1,2% in Piemonte, +5,3% in Lombardia, +1,7% in Veneto, +1,8% in Abruzzo, + 0,3% in Campania, +1,2% in Basilicata e +0,3% in Sicilia.

Elena Santarelli