Da politica soluzione sbagliata, sono contratti pirata ad alimentare buste paga da fame.
Salario minimo per legge a 9 euro lordi all’ora? Non serve, c’è già. Se conteggiamo anche la liquidazione o il Tfr , istituto che tra i grandi paesi d’Europa è presente solo in Italia nei contratti collettivi nazionali sottoscritti da aziende e sindacati, la retribuzione oraria è già oggi superiore ai 9 euro lordi; anche in quasi tutte le categorie dell’artigianato che, tradizionalmente, è il comparto che conta i livelli retributivi d’ingresso più bassi tra tutti i settori economici del Paese. Ad entrare nel dibattito politico ed economico in corso sulla necessità di introdurre un salario minimo per legge è l’Ufficio studi della Cgia secondo cui a determinare un basso livello salariale è “la proliferazione dei contratti pirata”, quelli cioè stipulati da associazioni imprenditoriali e da sigle sindacali non rappresentative che “grazie al vuoto normativo sulla rappresentanza sindacale presente nel nostro paese, possono praticare dumping sociale ed economico”. Come spesso succede in Italia, denuncia, ” la politica denuncia problemi reali, ma al termine della riflessione propone soluzioni sbagliate
In alcune città, come a Firenze ad esempio, ancora devono uscire persino i punteggi, in altre non c’è chiarezza di comunicazione sulla scelta delle sedi. E poi, ci sono dubbi sul metodo di calcolo dei punteggi, alcuni ragazzi hanno difficoltà a capire la loro posizione in graduatoria. “Disagi che non coincidono con il rinvio delle date delle immatricolazioni ai corsi molti sono lavoratori e non sanno come organizzarsi in base alla loro ammissione”, osserva Tortorella. “Tutto questo – sottolinea – è indice di scarso interesse verso una categoria che rappresenta le fondamenta del nostro Sistema Sanitario e che dovrebbe essere rispettata già dall’ingresso in facoltà. Consulcesi ha messo in campo la propria esperienza per lavorare al fianco dei professionisti sanitari e supportarli attraverso lo sportello informativo www.numerochiuso.info/ o il numero verde 800189091”. Sono quasi 73mila gli aspiranti infermieri, fisioterapisti e tecnici che hanno sostenuto il test d’ingresso ai corsi di laurea in professioni sanitarie, l’ultimo dell’area accademica medico-sanitaria, che segue la discussa prova di medicina e chirurgia.